Per questo il convegno ha visto la partecipazione attiva dei maggiori protagonisti del nostro Paese del settore della Salute sia pubblica che privata.
La “prevenzione”, oltre ad essere tematica sensibile per i suoi risvolti economico-organizzativi, deve rappresentare in primis ed essere quindi comunicata, come una questione etica e culturale. Con questa consapevolezza, la promozione della cultura della “prevenzione” deve concentrarsi sullo sviluppo di strumenti che siano “partecipativi”, “interdisciplinari” ed “integrati”, per contribuire fattivamente a rendere individui, comunità, organizzazioni e amministrazioni in grado di affrontare le sfide quotidiane sulla Salute.
Questo processo di “empowerment for Health” deve essere pertanto sociale, culturale, politico e consentire la partecipazione di individui e gruppi anche “epidemiologicamente minoratari” come i malati rari: in alcune di queste patologie screening neonatale e tempestività della diagnosi, infatti, può significare salvare una vita o ridurre il rischio di disabilità grave.
Il percorso è obbligato: maggiori investimenti in Ricerca e Prevenzione per una Sanità equa e sostenibile.